Ricordo di Nelson
Dire che un posto come il Museo Guatelli ha un’anima non è esatto: ne ha tante, tantissime. Una per ogni oggetto, per ogni storia, per ogni volto delle persone che lo hanno ideato, costruito, visitato, arricchito…
Oggi, purtroppo, una di queste anime se n’è andata. Nelson Fanfoni, il decano delle nostre Guide, si è spento questa mattina, circondato dall’affetto dei suoi famigliari.
È difficile spiegare chi era Nelson, soprattutto a chi non abbia avuto la fortuna di conoscerlo; ancora più difficile è farlo ora, quando il senso della perdita è così forte. Per noi era più di un amico: un fratello, un padre, un nonno… una persona umile ma straordinaria. Partito da Ozzano dopo la guerra, andava a Parma in bicicletta per imparare un mestiere, quello del falegname, che avrebbe poi sviluppato seguendo una vena artistica inesauribile: ebanista, intagliatore, intarsiatore, restauratore, abilissimo artigiano. La predisposizione per l’arte lo ha portato a stringere amicizie con tutti i più importanti artisti, pittori e scultori della seconda metà del Novecento sulla scena parmense e anche oltre, tra cui Amos Nattini, Bruno Zoni, Mino Lusignoli e Mario Alinovi, che era anche suo vicino di casa, e che ha seguito così da vicino in un percorso artistico davvero originale.
Ma basta un’occhiata al laboratorio di Nelson, proprio in centro a Ozzano Taro, a quei coltellini per intarsio ricavati dalle molle degli orologi, a quegli attrezzi in gran parte autoprodotti oppure riparati e riadattati infinite volte, per capire il perché dell’amicizia che lo ha unito per tutta la vita al nostro maestro Ettore Guatelli. Nelson sapeva tutto, del museo di Ettore, proprio perché l’aveva visto nascere, aveva partecipato alle discussioni, alle idee, ai ripensamenti; aveva ascoltato le storie, molte le aveva raccontate lui stesso. Tanti oggetti li aveva procurati lui, altri li aveva riparati o addirittura costruiti, come le bellissime macchinine di fil di ferro a cui lo stesso Ettore era così legato. Una, in particolare, una bellissima locomotiva di fil di ferro con gli sportelli di latta apribili, su cui compare a rilievo la firma dell’autore, è stata forse uno degli ultimi pezzi ad essere aggiunti alla collezione. Raccontava Nelson che un giorno, nell’estate del 2000, proprio vent’anni fa esatti, si era recato a visitare l’amico Ettore, che si sarebbe purtroppo spento di lì a pochi mesi. Ettore, dal suo letto, gli aveva chiesto un regalo: aveva infatti notato che la sua collezione contava tantissime macchinine, trattori, camioncini, ma nessuno gli aveva mai costruito una locomotiva, e aveva quindi chiesto all’amico Nelson di provare a fargliene una. Nelson raccontava il “magone” con cui si era messo al lavoro, sapendo che quello era forse l’ultimo dei regali che avrebbe fatto all’amico Ettore. E quando aveva completato l’opera e gliel’aveva portata, bisognava vedere la gioia di Ettore: era davvero un capolavoro, ed ancora oggi è uno dei pezzi più straordinari della pur incredibile stanza dei giochi.
Sono passati vent’anni da quel giorno, e oggi, vent’anni dopo l’amico Ettore, anche Nelson se n’è andato. È davvero una perdita insostituibile. Noi, che oggi ci sentiamo un po’ più poveri, conserveremo sempre in cuore le grandi ricchezze che ci ha regalato con le sue storie, i suoi ammonimenti, i suoi bellissimi sorrisi. Arrivederci Nelson, ci manchi già.